Una delle grandi emergenze sociali legate alle conseguenze epocali della pandemia è e sarà sempre di più l'emergenza casa. Centinaia di migliaia di famiglie in Italia (e decine di milioni nel mondo) non hanno potuto pagare l'affitto già nel mese di marzo e sono ancora più in difficoltà ad aprile. Problemi che non scompariranno con la fine del lockdown, perchè sappiamo che la crisi economica è solo agli inizi. . I provvedimenti adottati finora dalle Istituzioni per tutelare gli inquilini sono transitori e inadeguati: Il blocco temporaneo degli sfratti deciso dal governo e il contributo all'affitto stanziato da diverse regioni, tra cui la regione Campania. Sul contributo all'affitto vogliamo essere chiari: anche noi aiutiamo gli inquilini che ne hanno la possibilità a fare domanda per avere magari una boccata d'ossigeno. Ma in realtà si tratta di un salvagente per la rendita dei proprietari di casa più che per gli inquilini, un paracadute per l'attuale modello di relazioni sul mercato degli affitti, che è squilibrato e asimmetrico. E' una misura inoltre che copre solo piccole percentuali di inquilini: ad esempio la Regione Campania ha raddoppiato il fondo annuale per via dell'emergenza (il bando scade il 27 aprile) ma questo coprirà a stento le domande che erano state presentate un mese fà. La stragrande maggioranza degli inquilini nemmeno ci prova ad ottenerlo. . In sostanza il contributo all'affitto è un uso della spesa pubblica e delle risorse comuni per garantire la rendita privata, la possibilità di pagare il padrone di casa. Già storicamente in Italia, negli ultimi venticinque anni, i fondi per il cosiddetto "welfare per l'abitare" ("contributo all'affitto e morosità incolpevole") sono stati lo zuccherino per coprire l'abbandono dell'equo-canone e i tagli molto più importanti e ingenti nelle politiche per il patrimonio residenziale pubblico, per il diritto ad avere una casa popolare. Così anche oggi il contributo all'affitto, travestito da sostegno all'inquilino, è il tentativo delle Istituzioni di non mettere in discussione l'attuale mercato degli affitti neanche di fronte a una crisi sociale ed economica epocale. . Ci viene spesso fatto l'esempio del piccolo proprietario di casa che vive della rendita di un solo appartamento. Naturalmente è chiara la differenza (etica e sociale) tra questa situazione e la grande proprietà immobiliare. Ma è altrettanto importante ricordare che in realtà sul totale delle case affittate solo il 30% appartiene a piccoli proprietari e solo nell'8% dei casi la rendita dell'appartamento è determinante nella composizione del reddito dei proprietari di casa. E probabilmente queste persone, come tutte e tutti, dovrebbero avere diritto a un "reddito di base" piuttosto che essere costrette a sopravvivere sul bisogno di casa di un'altra persona... Tocca ricordare che la casa è un diritto sociale (sancito anche dalla Costituzione) mentre la rendita no! . Ci si salva solamente insieme. Noi non incoraggiamo nessuno/a a pagare o non pagare l'affitto. Perchè sappiamo che quasi sempre è una scelta che non dipende dalla volontà ma dalla necessità. Anzi aiutiamo legalmente chi ci contatta anche a formalizzare una riduzione concordata del canone di locazione col padrone di casa, quando c'è questa disponibilità. Ma tante e tanti non potranno pagare, per tante e tanti questa situazione sarà sempre più insostenibile. Se ci sarà "uno sciopero di massa degli affitti" saranno le condizioni materiali ad averlo determinato. E allora bisogna capire che non ci si salva da soli. Bisogna sapere che ci troverete al vostro fianco per contrapporci alle procedure di sfratto, ma è ancora più importante metterci in contatto da subito, coordinarci e organizzarci insieme per ottenere dei cambiamenti fondamentali e strutturali che valgono per tutt*. . Quali obiettivi!? Se questa crisi è strutturale, strutturali devono essere i cambiamenti! E' necessario un blocco prolungato degli sfratti come premessa a un totale rilancio delle politiche per aumentare in quantità e qualità il patrimonio residenziale pubblico a "consumo di suolo zero" (cioè ri-pubblicizzando appartamenti già esistenti e magari riportando gli abitanti nei centri storici sempre più svuotati anche dalla prevedibile crisi del turismo). Un'offerta pubblica che si rivolga anche alle nuove forme dell'abitare, agli studenti e alle esperienze di condivisione comunitaria, oltre che alle famiglie tradizionali. Con garanzia del passaggio degli inquilini da "casa a casa". E infine l'immediato superamento della legge 431/98 sul regime delle locazioni, per ripristinare anche nel mercato privato una nuova forma di "equo-canone" con il consistente taglio del livello di "affitti" attualmente esistente. Parliamo di misure che pure sono esistite per decenni in questo paese, niente di "incredibile"... E' l'ideologia che ha fatto della casa non un diritto ma un "bene di consumo" che dev'essere sconfitta. Devono cambiare le regole. Altrimenti sappiamo già che vedremo sempre più case vuote e molta più gente in strada, perchè soprattutto la grande proprietà immobiliare preferisce tenere gli appartamenti vuoti piuttosto che far abbassare troppo gli affitti se la domanda sociale non riesce a "soddisfarli". Nulla sarà come prima ma dobbiamo (auto)organizzarci perchè a pagarne il prezzo non siano ancora una volta i più deboli e sfruttati. Oggi più che mai dentro i grandi stravolgimenti che verranno: Nessuno/a si salva da solo!!